A quanti di voi entrando in un fotoclub hanno dovuto subire la visione di decine e decine di immagini di mosso, improponibili da parte dell’autore?
Noi crediamo che in questa situazione siano molti e quasi tutti i partecipanti, nel silenzio più meravigliato, lasciavano l’autore presentare le proprie immagini come delle vere opere d’arte.
Da questa premessa, come punto di partenza, si deve tornare nel lontanissimo inizio del secolo scorso, il 1900. Un’epoca questa molto emozionante sotto il profilo fotografico perché viene considerato come “il periodo d’oro” e dove tutto era considerato una rivoluzione.
Una delle rivoluzioni di piccolo impatto ma comunque esistite in ambito fotografico lo si deve ad Anton Giulio Bragaglia. Lui stesso scatta una immagine al fratello Arturo dal titolo “il fumatore – il cerino – la sigaretta” in un ritratto del 1911.
Fotodinamismo futurista
Con quest’opera, Anton Giulio Bragaglia è stato il primo a teorizzare in un libretto di una cinquantina di pagine, Fotodinamismo futurista, la tecnica del mosso. Il periodo in cui lo fece era un tempo in cui la fotografia non solo non la contemplava, bensì veniva etichettata come errore, niente più di uno scarto. Una delle prime piccole grandi rivoluzioni in fotografia è stata per l’appunto l’inclusione e la teorizzazione del mosso, tematica sulla quale ormai nessuno avrà da dire più niente e che di sicuro non farebbe vacillare l’opinione pubblica come invece fece in passato.
Nel ritratto si vede il soggetto compiere il gesto del portarsi alla bocca la sigaretta, lasciando impressionata la scia del gesto sulla lastra e impastando tutto il corpo che stava compiendo quell’atto. Partendo da questo dato non risulta un caso che Bragaglia si sia avvicinato anche al cinema, campo in cui è addirittura, e di gran lunga, più noto.
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