Nella sua vita, mentre lavorava come baby sitter a New York e Chicago, e viveva un’esistenza intensamente privata, Vivian Maier ha creato contemporaneamente circa 150.000 fotografie, la sua altra vita all’insaputa anche di coloro che l’hanno assunta. Non sorprende che, data la canonizzazione creativa seguita alla scoperta del suo archivio nel 2007, il mito di Vivian Maier abbia avuto la tendenza a ricevere la stessa attenzione, se non di più, delle sue immagini reali. Questa mostra abilmente curata, che comprende solo 140 fotografie, va in qualche modo a correggere questo squilibrio.
Altre volte, riprende dall’alto sopra le strade, puntando sul gioco widescreen di corpi stagliati contro gli angoli e le griglie della Manhattan modernista della metà del secolo. Sembra aver abbracciato ogni nuova sfida, o forse anticipato la natura mutevole del mezzo mentre passava dal semplice documentario a qualcosa di più espressivamente esuberante. Quando, ad esempio, inizia a usare la pellicola a colori alla fine degli anni ’50, il suo approccio diventa più sciolto, più malizioso, come se fosse affascinata dalle ricche tonalità e dai toni profondi e pittorici tanto quanto dal soggetto.
Anthology evidenzia la gamma del lavoro di Maier – scene di strada, ritratti strappati e autoritratti maliziosi, nonché studi architettonici formali, nature morte urbane e primi piani spigolosi di braccia, torsi, pelle e tessuto – ma anche il suo occhio per i momenti di tranquilla intimità o fantasticheria. A volte sembra così vicina ai suoi soggetti che desideri sapere cosa è successo subito dopo aver sentito il clic del suo scatto. Spesso, uno o due individui vengono scelti per la sua attenzione, congelati nel trambusto della strada e immersi nella luce e nell’ombra: una giovane donna di profilo, il viso velato, appare insieme affascinante e misteriosa come se fosse uscita da un film noir; due donne, entrambe avvolte in stole di pelliccia di volpe, colte di spalle mentre sono impegnate in una conversazione; un giovane azzimato e ben vestito fissa intensamente un piccione che è atterrato, con le ali spiegate, sulla sua mano per beccare un sacco di semi di uccelli (Immagine del post).
Anthology – La mostra fotografica dell’anno
La mostra di Vivian Mayer – Anthology si potrà visitare dal 07/09/2023 al al 28/01/2024 al Palazzo Pallavicini a Bologna.
La mostra è organizzata e realizzata da Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci di Pallavicini srl con la curatela di Anne Morin di DiChroma Photography sulla base delle foto dell’archivio Maloof Collection e della Howard Greenberg Gallery di New York.
La curatrice ha eseguito una selezione molto accurata tra le migliaia di fotografie a disposizione; verranno infatti presentate 111 fotografie in bianco e nero, più una meravigliosa selezione di 35 foto a colori, divise in sei sezioni per un’Antologica mai vista a Bologna così completa.
Novità assoluta a Bologna sarà la visione Super 8 che permetterà di seguire lo sguardo di Vivian Maier, che iniziò a filmare scene di strada, eventi e luoghi già nel 1960. Maier filmava tutto ciò che la portava a un’immagine fotografica: osservava, si soffermava intuitivamente su un soggetto e poi lo seguiva. Ha ingrandito il bersaglio per avvicinarsi da lontano, concentrandosi su un atteggiamento o un dettaglio, come le gambe o le mani delle persone in mezzo alla folla. Il film è sia un documentario — un uomo arrestato dalla polizia o la distruzione causata da un tornado — sia un’opera contemplativa — lo strano corteo di pecore diretto ai mattatoi di Chicago.
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