Che dire? E’ un’emozione in assoluto.. Una bellezza che sprigiona luce, passione, amore davanti ai miei occhi ogni volta che guardo dentro quel magico e calamitoso pozzetto, l’immagine in 6×6 che è già lì, composta in quell’insieme di linee incise sul vetrino e che ti guidano ad una magica composizione fotografica. Una emozionante pre-visualizzazione, un feeling diretto con il soggetto, uno scatto di velluto e discreto come il modo di fotografare quando si ha al collo un oggetto cosi unico.
Mi sono avvicinato con sospetto a questa “vecchia signora”, con il dubbio che una piccola lente come il 75mm planar potesse esprimere una qualità ancor oggi difficilmente eguagliabile.
E’ un capolavoro di corpo macchina degli anni 1935, con una sua fortissima personalità, il feeling non è immediato per chi viene da altre esperienze fotografiche, ma se si ha la pazienza di imparare, si possono sfruttarne le virtù. La cosa magnifica è l’appagamento immediato che restituisce già dal caricamento di quel tratto di pellicola da impressionare, per non parlare della rotellina per focheggiare ed infine, dopo aver ben ponderato la coppia tempo/diaframma lo scatto.
In questa foto, sono io che sto testando la “Vecchia Signora” per l’appunto. Ho acquistato il rullino 120mm per l’occasione e sono uscito a scattare. Già dai primi colpi, dal suono che emetteva mi sono sciolto in un unico corpo… eravamo un tutt’uno con la signora.
La cosa che mi ha fatto impazzire mentre fotografavo è che con questo tipo di macchina non può che essere un’immersione nella calma, perché non è certo adatta alla fotografia veloce. I comandi sono tutti manuali e anche comporre la scena non è immediato come avvicinare l’occhio al mirino; osservare guardando in basso nel pozzetto e poi l’esaltazione nel vedere un formato diverso, quello quadrato. La messa a fuoco non è automatica e si deve agire su una manopola laterale girandola in modo che tutto il gruppo frontale delle lenti si sposti in avanti o indietro. È tutta un’altra cosa rispetto all’autofocus delle moderne digitali, ma non è certo un caso se per molto tempo, nonostante la tecnologia andasse avanti anche ai tempi, è stata la macchina preferita per le foto da cerimonia; la sua robustezza la faceva prediligere a tipi di fotocamere più evolute e veloci.
E poi l’attesa per quella che sarà la qualità dell’immagine, un negativo, spero generoso, già sapendo di essere davanti a qualcosa da stampare che darà grandi soddisfazioni. Tante sono le cose da dire, altrettante le cose da sentire e vivere con questo gioiello, sia essa una 3,5 automatic o una 2.8 planar o 3.5F eccetera.
Rimane il fatto che una Rolleiflex biottica è unica ed è veramente per la vita.
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